Il 19 ottobre festeggio il mio compleanno, non quello dove sono nata fisicamente, ma un compleanno ben più importante. Alle 12.30 precise, orario aperitivo, è venuto al mondo Guglielmo Maria Francesco ed insieme a lui, in quel preciso istante, quando credevo di non riuscire a farcela, supportata dall’ostetrica migliore al mondo, e dal marito che risposerei in ogni singolo giorno, proprio in quel momento sono rivenuta al mondo io, a trentanove anni, non so a quanti chili, con tanti sogni, ed un prima Lui che non ricordo più.

Si, perchè il punto non è quello di annullarsi, ma è che nel momento in cui ami un figlio (che lo si partorisca o meno, che sia tuo o meno), un nipote, un fratello….nel momento in cui ti abbandoni all’amore, quello totalizzante, tutto ciò che c’era prima, tutte quelle cose che ti sembravano macigni che ti pesavano sul cuore, si dissolvono ed esiste solo un ante ed un dopo lui/lei.

Nel mio caso ho partorito Lui, l’amore della mia vita, 3420 grammi di simpatia e coccolosità.

E tutto è cambiato, tutto ha preso un senso.

Non si è mai abbastanza preparati alla vita che ti si stravolge, alla mancanza oggettiva di tempo, di sonno, di cura, di lucidità, di pazienza o di qualunque altro buon proposito che avevi fatto, ma alla fine ce la fai…girovaghi per la casa come una “sfollata”, senza trucco, con la stessa tuta sporca di rigurgitini per tre giorni, scegliendo tra l’andare in bagno o lavarti i capelli, le occhiaie si impadroniscono del viso totalmente, la tua capacità analitica e di calcolo svanisce miseramente ed anche le più semplici addizioni ti sembrano i calcoli della NASA quando tracciano la rotta per uno shuttle, la tua proverbiale simpatia risulta arrugginita e fiaccata dalle notti insonni, l’amore per la tua metà provato da vampate di odio improvvise per la qualunque scemenza capiti…ma alla fine ce la fai. Impari a lasciare andare, a capire che il pavimento splendente tutti i giorni non vale il perdersi il sorriso di quell’esserino che ogni giorno impara a fare un’espressione differente. Impari che l’invasione di persone che accorrono per festeggiare l’arrivo del pupo sono oro colato e amore trasbordante e che l’amore è più bello se è condiviso. Per non parlare delle capacità che sviluppi con il passare dei giorni, impari che tante cose le si può fare con un braccio solo, che la tua memoria possiede un cassetto dedicato alla conservazione di canzoncine dell’infanzia dedicate a cowboy di nome Piero, di campane che suonano per richiamare i bimbi a scuola, di ragnetti che temerari salgono la montagna sfidando streghe cattive. Scopri che il natale è una festa bellissima e non per la corsa ai regali, anzi dello shopping natalizio non te ne curi affatto, ma dopo ben 10 giorni che hai provato a fare l’albero che ti guardava e ti giudicava da quell’angolo del salone, quando finalmente sei riuscita a trovare 3 ore ed hai sfidato il sonno, ti sei coordinata con Roberto in maniera perfetta per cullare Guglielmo, fare i biberon, cambiarti 20 volte per non prenderlo in braccio piena di polvere, quando finalmente sei riuscita a completare l’opera che nemmeno la Cappella Sistina, tralasci anche il fatto che non riesci a godertelo dal divano guardando la classica maratona di film e serie natalizie, ma ti scopri a guardare incantata dalla cucina tutte quelle lucine con in braccio l’unico vero regalo che ti importava di ricevere. Ed è proprio lì che cerchi di non far risucchiare da tutta quella gioia tutto il desiderio provato ed i sacrifici fatti per riceverlo quel dono….si, perchè non è come quando ti sei dimenticata dei dolori del parto, non te la vuoi dimenticare quell’angoscia di tutti quei test negativi, quella paura dei primi cinque mesi che non fosse reale o che da un momento all’altro svanisse tutto….chi dimentica può peccare di presunzione, nulla ci è dovuto, anzi io mi sento così fortunata e grata e non voglio mai che questa gratitudine e questa consapevolezza possano lasciare spazio alla sufficienza.

Io oggi compio 51 giorni precisi, ed avevo pensato di scrivere questo post ben 11 giorni fa. Ma anche questo fa parte del gioco. Come fa parte del gioco la rinascita ed il reiventarsi. E’ subentrata la voglia di raccontarsi, di condividere, di confrontarsi. La voglia di fare famiglia, di creare tradizioni e ricordi ha spostato l’asticella delle priorità. Ed è proprio quello che ho intenzione di fare, portarvi con me in questo fantastico viaggio che ho iniziato e che mi accingo ad affrontare. Non mancheranno i momenti di confronto, di scontro, di debolezza e perplessità, infondo nessuno ha un libretto di istruzioni, vi porto con me in questo improvvisarmi genitore e nuova persona.

Benvenuti nella mia nuova vita…ed a questo punto mi viene da sorridere perchè finalmente il nome del mio profilo ha realmente un senso… Famiglia work in progress…ora finalmente lo è.